da Repubblica.it
IL DOCUMENTO
La desposizione di Spatuzza
"Mi parlarono di Berlusconi e Dell'Utri"
TORINO - "Sì, intendo rispondere". Inizia così la testimonianza del pentito Gaspare Spatuzza al processo d'appello nei confronti del senatore Marcello Dell'Utri per concorso esterno in associazione mafiosa.
Ecco le sue principali affermazioni:
- "Ho riferito quello che sapevo su Berlusconi e Dell'Utri solo il 16 giugno del 2009 ai magistrati di Firenze perché, prima, temevo che si potesse dire che tiravo in ballo i politici per accreditarmi come pentito".
- "Graviano mi disse che avevamo ottenuto tutto quello grazie alla serietà di quelle persone che avevano portato avanti questa storia. Mi vengono fatti i nomi di due soggetti: di Berlusconi, Graviano mi disse che era quello del Canale 5. E c'era di mezzo un nostro compaesano, Dell'Utri. Grazie alla serietà di queste persone ci avevano messo praticamente il Paese nelle mani".
- "Cosa nostra è un'associazione mafioso-terroristica. La definisco così perchè dopo il '92 ci siamo spinti un po' oltre, in un terreno che non ci appartiene".
- "Dopo le stragi di Capaci e Via d'Amelio abbiamo gioito, perché Falcone e Borsellino erano nostri nemici; mentre i morti di Firenze e Milano non ci appartenevano. Quando rappresentai a Giuseppe Graviano questa mia debolezza, lui mi rispose: 'E' bene che ci portiamo un po' di morti dietro, così chi si deve muovere si dia una smossa. Graviano mi disse che dovevamo uccidere un bel po' di carabinieri e organizzammo l'attentato (fallito), all'Olimpico di Roma".
- "Nell'87 Giuseppe Graviano mi disse che dovevamo sostenere i candidati socialisti alle elezioni. All'epoca il capolista era Claudio Martelli. A Brancaccio facemmo di tutto per farli eleggere e i risultati si videro: facemmo bingo".
- "Il mio pentimento è la conclusione di un bellissimo percorso spirituale cominciato grazie al cappellano del carcere di Ascoli Piceno" e proseguito all'Aquila, dove "sono stato confessato dall'arcivescovo", monsignor Giuseppe Molinari.
Ecco le sue principali affermazioni:
- "Ho riferito quello che sapevo su Berlusconi e Dell'Utri solo il 16 giugno del 2009 ai magistrati di Firenze perché, prima, temevo che si potesse dire che tiravo in ballo i politici per accreditarmi come pentito".
- "Graviano mi disse che avevamo ottenuto tutto quello grazie alla serietà di quelle persone che avevano portato avanti questa storia. Mi vengono fatti i nomi di due soggetti: di Berlusconi, Graviano mi disse che era quello del Canale 5. E c'era di mezzo un nostro compaesano, Dell'Utri. Grazie alla serietà di queste persone ci avevano messo praticamente il Paese nelle mani".
- "Cosa nostra è un'associazione mafioso-terroristica. La definisco così perchè dopo il '92 ci siamo spinti un po' oltre, in un terreno che non ci appartiene".
- "Dopo le stragi di Capaci e Via d'Amelio abbiamo gioito, perché Falcone e Borsellino erano nostri nemici; mentre i morti di Firenze e Milano non ci appartenevano. Quando rappresentai a Giuseppe Graviano questa mia debolezza, lui mi rispose: 'E' bene che ci portiamo un po' di morti dietro, così chi si deve muovere si dia una smossa. Graviano mi disse che dovevamo uccidere un bel po' di carabinieri e organizzammo l'attentato (fallito), all'Olimpico di Roma".
- "Nell'87 Giuseppe Graviano mi disse che dovevamo sostenere i candidati socialisti alle elezioni. All'epoca il capolista era Claudio Martelli. A Brancaccio facemmo di tutto per farli eleggere e i risultati si videro: facemmo bingo".
- "Il mio pentimento è la conclusione di un bellissimo percorso spirituale cominciato grazie al cappellano del carcere di Ascoli Piceno" e proseguito all'Aquila, dove "sono stato confessato dall'arcivescovo", monsignor Giuseppe Molinari.
- "Non mi fermerò davanti a niente: la mia missione è dare onore a tutti quei morti e restituire la verità alla storia".
(4 dicembre 2009)
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